mercoledì 26 agosto 2009

Giancarlo Brando, una lettera al Corriere

Pubblico la lettera che il nostro presidente Giancarlo Brando ha inviato al Corriere Della Sera e disponibile anche online qui.

Credo sia giunto il momento, per tutti quelli che come Giancarlo hanno deciso di credere nel futuro e di non mollare, di prendere il suo esempio e di iniziare a comunicare a tutti i nostri interlocutori che ci siamo e non siamo ne pochi ne soli.

«Rilancio, assumo
e porterò le mie luci all'estero»

di Giancarlo Brando

Caro direttore, sono un piccolo imprenditore brianzolo e vorrei provare a condividere con i lettori del Corriere il mio umile punto di vista sulla crisi: che ci tocca tutti, ma non per questo è un mostro invincibile. Anzi. La nostra azienda si chiama Piperlux, undici dipendenti, facciamo impianti di illuminazione led. Nei prossimi mesi distribuiremo in tutta Italia, l’anno prossimo contiamo di esportare. Nonostante le difficoltà di oggi. Non credo che sia un miracolo, ma solo il risultato di una ricetta con tre ingredienti in cui ho sempre creduto: lavoro, investimenti, ricerca.

E mi spiego. Io ho 44 anni, una formazione meccanica e un fratello esperto di elettronica. Quindici anni fa siamo partiti con la nostra prima società: ci occupavamo di componentistica per apparecchi elettromedicali e soprattutto di schede elettroniche. Era un'azienda piccola, ma abbiamo sempre lavorato e fatto utili. Il punto è che quel genere di cose le facevano in tanti: finché il mercato tira va bene — ci dicevamo — ma sarà sempre così? È stato allora, più o meno cinque anni fa, che un amico cui non saremo mai abbastanza grati cominciò a metterci quella pulce nell'orecchio: «Avete presente i piccoli led rossi dell'on/off? Adesso servono solo a dirvi se il vostro apparecchio è acceso o spento, ma presto illumineranno case e giardini. Pensateci...». Lo abbiamo fatto. E nel 2004 abbiamo cominciato a lavorarci sopra. Abbiamo usato parte dei profitti della nostra vecchia attività per pagare studi e ricerche, produrre prototipi, cercare soluzioni al principale problema, rappresentato dal surriscaldamento. Finché siamo riusciti a risolverlo e a depositare un brevetto. Non è stato facile, è vero: il nostro primo modello di lampada, un faretto led tuttora in produzione, è costato circa due anni di lavoro intenso e oltre 250 mila euro di investimenti.

Ma adesso è una tecnologia che, in quel settore specifico, abbiamo solo noi. Ed è il futuro: le vecchie lampadine a incandescenza, 3500 ore di vita contro le 50mila di un led, come si sa andranno in pensione prestissimo. Quelle alogene subiranno la stessa sorte entro pochi anni. Noi invece saremo lì. Per questo nel frattempo, oltre a conservare i nostri dipendenti che comprendono un progettista e un responsabile commerciale, stiamo cercando già ora un capoarea per prepararci al salto: prima le regioni d'Italia che ancora non raggiungiamo, poi l'estero. Siamo fiduciosi. Intendiamoci: non è mia intenzione insegnare niente a nessuno. Fare il passo secondo la gamba è sempre stata la nostra prima regola in famiglia. Voglio solo dire che l'ottimismo di fronte alla crisi è una cosa che si può costruire. Investendo sempre una parte di quel che si guadagna nella ricerca di qualcosa di nuovo, al limite nello studio per imparare cose in più. Perché nessuna crisi dura sempre: e quando anche questa finirà, come tutte, io credo che le opportunità saranno tante per molti. Ma bisognerà farsi trovare pronti.

Giancarlo Brando
26 agosto 2009

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